Ambientata nella Berlino dei giorni nostri, questa serie ruota attorno a due agenti della polizia criminale che indagano sull’omicidio di un famoso calciatore di origine turca.
La trama è avvincente, basata sull’azione. La regia è accurata.
Ma il pregio di questa serie sta nel fatto che gli autori hanno avuto il coraggio di rompere con molti cliché.
Iniziamo dai protagonisti

Come si vede dalla foto, non si tratta di due impeccabili poliziotti con doppiopetto e occhiali da sole, ma di due tipi „sporchi e cattivi“. E anche l’ambiente in cui si muovono, quello della Berlino in balia della criminalità organizzata, è cupo, popolato da capiclan sanguinari, funzionari corrotti, tossicodipendenti violente e madri che sopravvivono soltanto grazie ai sussidi sociali. Qui non viene rappresentata una Germania da miracolo economico.
Dominano i toni scuri, a cominciare dal colore della pelle dei personaggi: siamo in una Berlino multietnica, dove i „visi pallidi“ sono in minoranza, e non soltanto fra i criminali. Il protagonista è di origine turca, il giornalista che cerca lo scoop è di origine vietnamita.
Molte sono le diversità che caratterizzano i personaggi:
- il protagonista Erol è sposato con un uomo
- omosessuale anche il capo della polizia, che per di più è una donna
- il protagonista Kurt è un duro, ma già nelle prime scene lo vediamo arrivare su una scena del crimine con in braccio un bambino piccolo (non sapeva a chi lasciarlo, problema che normalmente non riguarda gli uomini). In altre scene Kurt cambia i pannolini, porta i bambini a scuola, fa loro da mangiare. Tutte cose che Rocco Schiavone non farebbe mai.
Dissacrante anche il tono con cui viene descritto il mondo del calcio, in cui gli agenti sono costretti a indagare: non è il calcio pulito a cui troppo spesso credono i fans, ma un calcio legato a doppio filo al racket delle scommesse.
I calciatori vivono nel lusso più inutile e paradossale, ma sono anche costretti a collaborare con la criminalitá organizzata. I funzionari dei club sono corrotti. Attorno a calciatori ruota tutta una serie di figure ambigue: event manager che procurano ragazze squillo, presunti amici disposti a fare di tutto per raccattare un po‘ di soldi.
Guardando questa serie, vi farete della Germania un’idea diversa da quella propagata da certi media: un Paese multietnico, dove una persona su quattro ha origini straniere (secondo i dati dell’Istituto di statistica).
E non è un caso che proprio una società multietnica abbia forgiato una cultura che che ha il coraggio di abbattere modelli di uomo e di donna superati, facendo arrivare la diversità fino al piccolo schermo.
Dogs of Berlin è disponibile su Netflix.
Un pensiero su “Dogs of Berlin – una serie „diversa“”
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